“Dalla fine di febbraio è iniziata l’avventura di alcune famiglie che insieme alla Comunità Nazareth hanno dato vita al progetto Casa di Case.
L’esperienza vuole essere un segno concreto di promozione di stili di vita e di contaminazione di esperienze che siano un piccolo segno (E. Morin nel libro “La fraternità, perché? Resistere alla crudeltà del mondo “ direbbe “oasi”) dentro alla complessità del nostro vivere.
Una esperienza di straordinaria normalità vissuta costruendo relazioni buone, assumendo il quotidiano come punto di riferimento concreto e alzando lo sguardo all’orizzonte, quindi assumendo le domande e gli interrogativi necessari per una qualità di vita buona.
Siamo tre famiglie e la comunità Nazareth, e l’esperienza è aperta anche a famiglie non residenti ma che si riconoscono in questa progettualità.
Il nuovo edificio prevede spazi per le famiglie e per l’ospitalità di persone singole, famiglie o giovani che necessitano di queste “soste” per riprendere il proprio percorso di vita.
Ospitalità per offrire un luogo flessibile e rispondente ai bisogni della “gente comune”, alla fragilità che la persona incontra nei suoi percorsi di vita.
Nell’esperienza di Casa di Case, vorremmo mantenere uno sguardo sul mondo attraverso l’accoglienza con i corridoi umanitari, di situazioni che provengono da zone di guerra o di crisi umanitarie.”
(Giusi Poma)